Brevissimo riassunto delle puntate precedenti: “il” Rat-Man (ovvero l’Ombra) ha preso il controllo di Rat-Man (quello che tutti noi conosciamo) e sta cercando di conquistare il mondo con la creazione di una sorta di culto religioso dai contorni messianici. L’eroe intanto – su quale piano di esistenza non è ben chiaro – ha incontrato Aima, la donna amata dall’Incredibile Ik (parodia di Hulk sulla quale torneremo tra un po’). Questo è stato l’inizio della lunga saga (in dieci parti) che porterà Leo Ortolani a concludere le avventure di Rat-Man.
Siamo al terzo episodio, e se vi siete persi le nostre analisi dei primi due potete recuperarle QUI. Senza ulteriori indugi, procediamo con la storia intitolata…
Il dubbio:
Come già notato per lo scorso numero, la saga sembra procedere come un puzzle, di cui ogni episodio è una tessera. Questa storia mette per larghi tratti da parte il personaggio del Rat-Man (con l’articolo), per far risaltare la figura del suo sgherro, il personaggio replicato all’infinito con le fattezze di Hugo Weaving nato per la parodia di Matrix (Rat-Man Collection n. 45) e poi rimasto come servitore dell’Ombra. Come avvenuto già con Clara nell’episodio precedente così anche questo personaggio ora acquisisce tratti che vanno oltre la fin qui ordinaria – e ovvia, per un personaggio così di terzo piano – bidimensionalità.
Quella di approfondire i personaggi di contorno può sembrare una pratica accessoria, dai risvolti quasi sentimentali, ma in realtà nasconde una finalità di non poco conto: far capire come tutto abbia rilevanza, in un universo narrativo che ha dovuto recuperare organicità strada facendo, non essendo nato per avere una continuity così ferrea.
A proposito di personalità dei personaggi, nella ormai consueta metà di storia dedicata al Rat-Man originale, assistiamo a un viaggio nella sua psiche che ne mette invece in mostra le variegate sfaccettature del carattere, persino in momenti di pura comicità come potrebbero piacere ai fan di vecchissima data.
Anche in questo episodio, infine, Ortolani spinge sul pedale della metanarrazione, inserendo addirittura se stesso (e il prode editor Andrea Plazzi) all’interno della storia. Il giocare con diversi piani e registri narrativi serve all’autore per insistere sempre sullo stesso punto, ormai diventato uno dei temi fondamentali della saga: era davvero meglio il Rat-Man dei primi tempi, quello che faceva solo ridere senza troppe pretese?
Annotazioni sparse:
– Forse non serve segnalarlo, ma il viaggio di Rat-Man nella propria psiche sembra una parodia di Inside Out, film animato della Pixar uscito nel 2015. O magari è un rimando alla sit-com americana da noi nota come Ma che ti passa per la testa? (Herman’s Head) del 1991, trasmessa anche da Rai 1.
– Si diceva dell’Incredibile Ik. Il personaggio nacque come parodia dalla pelle gialla di Hulk sul n. 10 (maggio 1997) del Rat-Man spillato. La storia nasceva in particolare dalla passione dell’autore per la serie tv anni Settanta con Lou Ferrigno. Ora Ortolani lo ripesca fugacemente e risolve un enigma rimasto in sospeso dal suo esordio.
– Questo mese ci risulta difficile cogliere la citazione in copertina (sempre che ce ne sia una), nonostante la consultazione dell’intera redazione riunita in forma plenaria. Però ricorda un po’ la cover di Incredible Hulk #5 (gennaio 1963). Ci avremo azzeccato?