Il 14 febbraio uscirà nelle sale cinematografiche italiane e statunitensi Alita – Angelo della battaglia, film di Robert Rodriguez basato sul manga omonimo del 1990 di Yukito Kishiro. Protagonista della storia è Alita, una ragazza cyborg senza memoria in un mondo cyberpunk post-apocalittico.
Del cast del film – co-prodotto e co-sceneggiato da James Cameron – fanno parte, tra gli altri, Rosa Salazar (Alita), Christoph Waltz (dott. Daisuke Ido), Jennifer Connelly (Chiren), Mahershala Ali (Vector), Ed Skrein (Zapan), Jackie Earle Haley (Grewishka), Keean Johnson (Hugo), Eiza González (Nyssiana) e Michelle Rodriguez (Gelda).
Il film è già stato mostrato ai giornalisti statunitensi, che ne hanno tracciato un profilo critico piuttosto altalenante, con un mix quasi equilibrato di commenti positivi e negativi, ma che pende verso la sufficienza.
A pochi giorni dall’anteprima ai giornalisti, su Rotten Tomatoes – uno dei principali aggregatori di recensioni – il voto medio arriva attorno ai 60 su 100. Su Metacritic, un sito simile a Rotten Tomatoes, il voto medio si attesta invece poco sopra i 50 su 100.
Per William Bibbiani di IGN questo è «il miglior film che Robert Rodriguez abbia realizzato da anni». Su Indiewire, Michael Nordine è concorde sul fatto che si tratti di un apice per la carriera del regista, ma aggiunge anche che il film «fa qualcosa di raro, in un periodo di infiniti adattamenti e reboot: è all’altezza del proprio potenziale e ti fa venir voglia di vederne ancora».
Per Slant Magazine il film è «emozionante nei suoi pregi e lascia una parte del suo mondo giustamente inesplorato, in modo che lo spettatore desideri di vedere ancora più di cosa ne sarà dei personaggi». Nessuno però sembra esaltato dal film quanto Jesse Hassenger di AVClub, che lo definisce «un po’ body horror, un po’ body action, un po’ body romance, il tutto frankensteinizzato insieme con un sacco di divertimento».
Passando a giudizi più spietati, su The Guardian Peter Bradshaw sottolinea come il film non sia esattamente adatto a un pubblico adulto ma sia meglio come «intrattenimento notturno per un tredicenne», e poi cala un paragone piuttosto radicale quando afferma che «non possiede le idee adulte, intriganti e complesse di un Ghost in the Shell».
Per Guy Lodge di Variety il film fa «un dinamico sfoggio di effetti speciali», ma la storia «va in cortocircuito ogni volta che fa un passo avanti». Un po’ come la pensa BlueRay.com, secondo il quale «luci sgargianti, computer grafica scintillante e la speranza per un sequel sono tutto ciò che ha in mano Rodriguez». Allo stesso tempo, The Wrap sottolinea che «il film è talmente carico di trame e così tanti generi […] che non va mai avanti».
Chiudiamo con uno dei giudizi più equilibrati, quello di Samantha Nelson su The Verge che, accennando a un finale non del tutto compiuto, ritiene che sia un «peccato che il film non si regga in piedi da solo, vista la sua storia originale e appassionante tanto quanto l’ambientazione».
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