Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa domenica ospitiamo Michele Petrucci, autore di fumetti come I pesci non hanno sentimenti (Coconino Press), Il brigante Grossi e la sua miserabile banda (Tunué), Metauro (Tunué) e Factory (Fernandel). Classe 1973, ha anche collaborato con Corriere della Sera e Manifesto. Il suo ultimo fumetto in ordine di tempo è Messner. La montagna, il vuoto, la fenice.
Ci ho pensato parecchio prima di scegliere una pagina. Ce ne sono molte favolose e rappresentative del lavoro di Paolo Bacileri. In questa sono condensate molte delle invenzioni di Fun, strettamente collegate ai cruciverba di cui racconta la storia. Il lavoro di Paolo è molto originale. Un segno unico e riconoscibile, un disegno dettagliato ma allo stesso tempo sintetico e stilizzato. Un utilizzo dei balloon incredibile e un eleganza nel lettering. Uno dei pochissimi a riuscire a portare il suo mondo anche nel fumetto seriale.
Ci sono tantissimi fumettisti che amo, ma Bacilieri è uno dei pochi che gioca con la messinscena grafica e narrativa della tavola. Uno dei pochi che sperimenta continuamente nuove formule visive inserendo, se serve, anche molte vignette allo scopo. Come dicevo, anche l’uso dei balloon spesso intrecciati e collegati tra loro è veramente unico. Anche se Paolo ha piegato le rigide regole del fumetto seriale bonelliano al suo stile rimane il fatto che continua ad avere la massima libertà solo al di fuori di esso.
Ho scelto Fun perché mi sembra che l’idea di mettere in parallelo fumetto e cruciverba sia geniale. Hanno molte cose in comune, molte più di quello che si pensa.
Puoi farmi qualche esempio?
Intanto hanno storie simili. Nascono entrambi all’inizio del ‘900 sui quotidiani. Entrambi a New York (perlomeno ormai è convenzione far risalire l’inizio del fumetto in senso moderno a Yellow Kid). Entrambi allo scopo di divertire e rilassare.
Poi la forma. Il bianco e nero. La griglia della tavola che, come mostra Paolo su Fun, è intercambiabile con quella di un cruciverba. Io stesso ho usato spesso l’espediente di fare una griglia regolare alternando vignette disegnate a vignette nere, magari con del testo (l’ho fatto anche su I pesci non hanno sentimenti),
Infine, e qui l’idea di Bacilieri, anche il fumetto spesso è un intersecarsi di piccole storie, come nei cruciverba sono le definizioni, vere e proprie microstorie anch’esse. In Fun c’è la storia del cruciverba, un piccolo giallo e altre piccole storie indipendenti (in bicromia) che insieme al resto creano un piccolo cosmo.
Quand’è che hai scoperto Bacilieri? Ti ricordi il suo primo fumetto letto?
Se non ricordo male su Napoleone. Io avevo 26 anni e stavo lavorando al mio primo fumetto. Mi colpì subito il suo stile così diverso e personale. Ma il colpo di fulmine furono le prime storie scritte e disegnate da lui.
E secondo te perché ha disegnato l’uomo che urla nella terza vignetta della terza riga? Perché c’è un po’ di montaggio delle attrazioni nel modo in cui giustappone le varie immagini, ma quella dell’uomo che urla mi sembrava un po’ scollata dal resto.
Il contrasto delle immagini è decisivo. Proprio come i bianchi e neri del cruciverba. Necessaria per raccontare la “pazzia del cruciverba”. Vediamo primi piani rilassati alternati a immagini di gangster. Moda e fumetti dell’epoca. Quel primissimo piano che urla (un cantante jazz, forse?) funziona bene perché inserito in quel contesto (tutta la sequenza è raccontata da un tranquillo Pippo Quester che sta scrivendo alla tastiera del suo computer. Tranquillità accentuata dalla pipa e dai piccoli balloon sparsi). Violento come quella pistola appoggiata sul tavolo.
Un altro espediente che mi piace è l’uso della doppia cornice che si usa nei cruciverba. Bacilieri l’ha usata nei flashback per esaltare questa similitudine e per staccare il racconto storico dal resto dalla trama.