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Valerian e la città dei mille pianeti. La recensione

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Il punto critico di film come Valerian e la città dei mille pianeti, o il grande timore se preferite, è che si tratti solo di una festa per gli occhi. Cioè che il resto del corpo non trovi motivi validi per seguire il film, cervello incluso.

Questo è il dubbio che esprimeva su Fumettologica anche Antonio Dini nel pezzo dedicato ai fumetti di Valerian e Laureline in occasione del lancio del film diretto da Luc Besson. Purtroppo penso che ci abbia visto giusto, perlomeno per quanto riguarda la seconda metà del film.

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Valerian, nelle sale italiane dal 21 settembre, è diviso perfettamente in due parti: una divertente, inventiva, a tratti esaltante, ed una noiosa, involuta, inconcludente e scontata. Sembra quasi il lavoro di due diversi sceneggiatori e di due diversi registi che si danno il cambio dopo meno di un’ora: l’autore dotato che lascia il posto al mediocre. Eppure la pellicola è interamente scritta e diretta dal solo Besson.

La prima metà è una delle opere “più fantascientifiche” che si siano viste da qualche tempo a questa parte. È ricca di invenzioni e di idee, che il regista francese mette in scena in modo magistrale. Per intenderci, siamo ai livelli di Doctor Who o di Rick and Morty per la varietà di trovate di xenobiologia e di esoplanetologia. Non è Star Wars, in cui le razze aliene sono solo – se consentite la sintesi – umani con buffi costumi o buffi rivestimenti di CGI che abitano un universo fatto di pianeti ciascuno con un unico clima. Valerian presenta un vero e proprio universo immaginario, fantascientifico, più vicino all’impossibile che al plausibile.

Già il prologo e la prima scena ci aprono due scenari diversi e alieni tremendamente affascinanti. Si parte con la creazione della stazione spaziale Alpha, costituita dall’agglomerato, intorno alla ISS, di strutture dei vari stati terrestri prima, delle varie razze aliene poi, fino al momento in cui viene lanciata nello spazio e diventa un vero e proprio pianeta artificiale multietnico vagante.

Si passa poi su un pianeta idilliaco, che sembra un’unica spiaggia tropicale, abitato da una popolazione simil-Na’vi. Ancora una volta, la vita primitiva e serena degli indigeni, il bizzarro ecosistema in cui vivono, gli animali che lo popolano sono completamente estranei a quanto siamo abituati a vedere. Ovviamente l’arrivo dell’uomo distruggerà tutto questo.

La vera scena memorabile è però quella ambientata al Big Market, realizzata con un continuo cambio di punto di vista tra il reale e il “virtuale” (si tratta in realtà di un’altra dimensione), a volte non immediato da seguire ma davvero efficace nel mostrare qualcosa, ancora una volta, di completamente altro rispetto a quella che è la nostra esperienza.

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Concept del Big Market realizzato da Ben Mauro

[C’è qualcuno che sta già pensando alla fattibilità di un’esperienza simile con le tecnologie moderne. Non è forse il segno che Besson sia riuscito a costruire qualcosa di davvero stimolante?]

Questa prima parte del film fa da introduzione alla seconda, più corposa, che si ispira a uno dei fumetti di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, L’ambasciatore delle ombre, sesto albo della serie, uscito nel 1975. Valerian e Laureline sono a bordo della stazione Alpha (Punto Centrale nel fumetto) per garantire la sicurezza di un alto dignitario terrestre, che viene però rapito da alcuni alieni e portato al centro della stazione, in un’area apparentemente inaccessibile.

Nella storia a fumetti, Valerian rimane completamente tagliato fuori dall’azione, rapito insieme all’ambasciatore, e la vera protagonista della storia è Laureline, che esplora la stazione cercando informazioni sul suo compagno, passando da una popolazione aliena all’altra. La pellicola invece divide la ricerca tra i due personaggi: lei cerca lui, smarritosi mentre inseguiva gli alieni rapitori, e quando lo recupera viene rapita a sua volta, con conseguente salvataggio da parte di lui.

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Una scena che ritroverete nel film con protagonista Valerian…

È una scelta dettata chiaramente dalla volontà di dare spazio a entrambi i protagonisti. Il manager di Dane DeHaan non sarebbe stato contento di non avere sullo schermo il suo attore per gran parte del film, così come non saremmo stati contenti noi di non vedere per troppo tempo Cara Delevingne.

Purtroppo è una scelta deleteria per il ritmo, con la trama che si inabissa per seguire questo doppio rincorrersi, al termine del quale lo spettatore, ormai dimentico del Comandate Clive Owen in mano agli alieni assalitori, non può non domandarsi perché i due si siano avventurati all’interno di Alpha.

Non basta: nel fumetto la ricerca di Laureline è fatta da tante piccole scene, da incontri o avventure da una, due, tre pagine; Besson li riprende quasi tutti, facendoli durare ognuno una manciata di minuti, e questo contribuisce ulteriormente a far perdere lo spettatore non solo all’interno della base spaziale, ma proprio all’interno della trama.

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…e una che Besson ha reso in modo molto simile

Nemmeno il cast stellare riesce a salvare quello che non va in Valerian. Clive Owen recita con il pilota automatico, non aiutato affatto dal ruolo: è chiaramente il cattivo dal primo momento in cui compare e la sua parabola è più che scontata. Rihanna non è male nella parte della mutaforma, a parte per la completa inutilità del suo personaggio. John Goodman dà la voce a un gangster alieno in una breve scena, non vi godrete nemmeno la sua recitazione se vedrete il film in italiano.

Purtroppo, e non sorprendentemente, i due protagonisti non risultano convincenti. DeHaan se la cavava meglio nel ruolo di Harry Osborn (e abbiamo detto tutto). Delevingne non è empatica, non è convincente, impossibile prenderla sul serio quando fa la dura, rigidissima quando fa la simpatica; rimane bellissima, ma non basta.

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A salvare Valerian potrebbe essere un’edizione home video fatta bene, che tenga la prima parte del film e ignori la seconda, tranne che per qualche scena con Laureline alle prese con i vari alieni di Alpha. Quello sarebbe un DVD che comprerei volentieri, da mettere sullo scaffale dedicato alla fantascienza fondamentale, “da Alien a Valerian”.

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