Paolo Bacilieri appartiene a quella rara categoria di artisti che riescono a muoversi tra le mille pieghe del fumetto con rara disinvoltura, riuscendo sempre a garantire un ottimo standard qualitativo. Che si tratti di fumetto di genere o “popolare”, di biopic e ricostruzioni storiche o di racconti allucinati e surreali, il fumettista veronese si distingue grazie a una voce personalissima e difficilmente imitabile.
Dopo alcune prove in campo sci-fi e western per l’editore Sergio Bonelli ed aver concluso l’escursione nel mondo dell’enigmistica rispolverando il suo alter ego Zeno Porno, il nostro ha consegnato alle stampe Palla, una short story per l’editore indipendente Hollow Press. Il piccolo libro stampato in edizione limitata è un claustrofobico racconto sulla centralità della carne nella cultura occidentale.
La riflessione di Bacilieri incastra due vicende apparentemente distanti: ci parla di Fabrizio, un giovane omosessuale di provincia, che raccoglie in un risaia della Lomellina una palla di carne senziente, e della resurrezione nella carne del Cristo così come raccontata nel Vangelo Giovanneo. L’accostamento sembrerebbe così eccentrico e blasfemo da generare un pastiche no-sense. In realtà, attraverso i contrappunti narrativi, Bacilieri tocca un nodo cruciale del pensiero occidentale.
Prima di ogni manifestazione corporea, come ricorda Michel Henry, c’è la carne, condizione indispensabile per l’apparire stesso dei corpi e di ogni struttura sensibile. La domanda del filosofo francese cade in un orizzonte teorico di rara complessità che indaga il fondamento stesso della soggettività, cercando di superare l’impasse del coscienzialismo e del dualismo cartesiano, croce e delizia del pensiero occidentale. In estrema sintesi, visto che questo non è il contesto giusto per avviare una discussione del genere, prima del soggetto, prima che questo si intuisca e si percepisca in quanto corpo, c’è qualcosa di più originario, uno spazio trascendentale che permette al corpo stesso di manifestarsi in quanto tale. Questo spazio è la carne come pura sensibilità. Prima del corpo, vi è quindi la carne.
Non è un caso, allora, che Fabrizio, deluso e disincantato dalla vita, venga attratto dal richiamo di un essere perfetto: una sfera di carne di 39 kg dalla pelle setosa, come quella della più bella delle donne. Lo strano essere è un’eccedenza. Incarna – appunto – la quintessenza del desiderio. Fabrizio, inquieto e umorale, viene appagato nei suoi più reconditi desideri da questa pura presenza, da questa escrescenza carnosa, che gli si rivolge con tatto e inusitata empatia. Ma, l’idillio sembra durare poco: la carne è destinata alla putrefazione e così la palla deve ritornare nel pantano da dove è stata raccolta. Una storia di amore atipica e perturbante che con tono surreale sembra quasi allinearsi all’estetica ero guro del Suehiro Maruo lettore di Edogawa Ranpo (mi riferisco a Il bruco, pubblicato anni fa da Coconino).
A questa storia d’amore imperfetta e priva di redenzione, Bacilieri intervalla una riduzione dei passi evangelici della Resurrezione del Cristo. Lo fa con uno stile che potremmo definire neo-realista, attingendo alla lezione di Pasolini. Il suo Cristo non ha nulla del santino traslucido della cartellonistica pubblicitaria. È un uomo mediorientale che si espone nudo agli occhi di Maria Maddalena. E qua, Bacilieri sembra quasi seguire pedissequamente il pensiero di Henry, quando in Incarnazione. Una filosofia della carne, il discorso fenomenologica abbraccia la teologia trovando nel mistero dell’incarnazione del Cristo un forma archetipa in cui la carne si da come fenomeno puro: la sofferenza di ognuno si riflette nella sofferenza della carne del Cristo. Per Henry, la resurrezione è un evento simbolico che permette all’uomo di trovare se stesso nel senso più profondo dell’affettività e della sensibilità.
Bacilieri contrappone due eventi carnali: la Maddalena che bacia i piedi del suo maestro risorto e Fabrizio che abbraccia la Palla ormai prossima alla morte. Vita assoluta e corruttibilità della carne si intrecciano. Il contrasto è stridente, ma nel contempo concettualmente possibile. Da un lato, il corpo del Rabbunì è scarno e l’ambiente tracciato con velocità per restituire quasi il sapore delle miniature medievali che adornavano i Libri delle Ore, dall’altro è più realista – impreziosito dalla bicromia – e pieno di rimandi. Non stupirà la presenza sullo sfondo, nella doppia tavola citata, della copertina di Rock Bottom di Robert Wyatt, disco acquatico ma anche dominato da una affettività carnale.
Altro dato interessante, risulta dalla gestione del materiale evangelico, Bacilieri è fedele e cita in chiusura il controverso capitolo 21 del vangelo giovanneo. Lo fa drammatizzandolo, ma in linea con la tendenza a citare interi brani di prosa (vedi ad esempio Levi e Glostermann ne La magnifica desolazione o i passi dei romanzi di Salgari nel graphic novel dedicato allo scrittore di Sandokan). La scelta è particolare, ma più che cercare un significato recondito in essa, Bacilieri ha esplicitamente affermato che il metodo era quasi inconscio e finalizzato a creare suggestioni interpretative. Infatti, Palla ha il merito di non voler essere un fumetto creato per comunicare un messaggio preciso, ma nel voler creare un campo perturbante per il lettore. Le possibilità di lettura sono molteplici e anche quella proposta in queste righe è solo una di molte. Alla fine della lettura, però, siamo chiamati in prima persona a porci delle domande su quanto abbiamo letto cercando ognuno di trovare un senso nelle pieghe della carne.
Palla
di Paolo Bacilieri
Hollow Press, 2016
56 pagine a colori, € 12,00