È morto oggi a 69 anni Jirō Taniguchi, uno dei più noti e importanti fumettisti giapponesi. Lo ha annunciato il quotidano giapponese Mainichi shinbun (via Una stanza piena di manga).
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Nato nell’agosto del 1947 e appasionato di manga fin da giovanissino, inizia la sua carriera dopo il liceo, lavorando come assistente di Kyota Ishikawa, debuttando poi nel 1970 con La stanza arida, storia ambientata in una ex casa d’appuntamenti dove l’autore aveva abitato, dopo che la sua prima vera opera, Cloroformio, era stata rifiutata dagli editori. Da lì, alterna serie hard boiled, come Città aperta e Trouble is My Business, a racconti sportivi, in collaborazione con gli scrittori Caribu Marley e Natsuo Sekikawa. Con quest’ultimo nel 1985 si dedica a Ai tempi di Bocchan, racconto di vita di Natsume Soseki, uno dei più grandi scrittori del Sol Levante. Tratta da un classico della letteratura giapponese, Ai tempi di Bocchan diventerà una delle sue opere più celebri e sarà momento di forte crescita stilistica per il disegnatore.
Gli anni Novanta saranno segnati dalla realizzazione come autore unico di manga che lo consolideranno come uno dei fumettisti più importanti del settore: di racconti brevi (L’uomo che cammina, Allevare un cane, L’olmo), ma anche di Gourmet, Al tempo di papà, Quartieri lontani e della magnus opus La vetta degli dei, questa in coppia con Baku Yumemakura, autore del romanzo omonimo a cui il fumetto si ispira.
Lettore onnivoro, Taniguchi si è lasciato influenzare dal fumetto europeo, mischiando stili e suggestioni in un gusto che ha trovato forte riscontro anche in occidente, in Francia in particolare, dove arriverà a collaborare con Moebius all’ibrido Icaro e con il museo del Louvre per I guardiani del Louvre. Quella stessa Francia nel 2003 gli assegnerà il premio Alph’Art al Festival di Angouleme (miglior sceneggiatura per In una lontana città) e e la medaglia di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dallo Stato francese nel 2011.
Come scrive Andrea Grilli nel volume Jiro Taniguchi, il gentiluomo dei manga, la sua forza fu il sapere «raccontare se stesso e approfondire le emozioni che la vita può donarci, con una linea elegante e delicata in grado di approfondire i segni più piccoli del reale».