La saga di Rat-Man: ci siamo, stiamo arrivando alla fine. Siamo a metà, quinto episodio dei 10 conclusivi. Un puzzle con tanto di tagliando staccabile dalle ultime pagine del fumetto da edicola della Panini (questo è il numero 117 nella numerazione tradizionale di Rat-Man Collection) che serve per ottenere materiali esclusivi alla fine della serie. Poi, con Leo Ortolani non è neanche una cosa così impossibile, vista la prolificità dell’autore, ma fanno sempre piacere.
Soprattutto, per la prima volta qui su Fumettologica, fa da “guest reviewer” (ammesso che si dica così) il sottoscritto, da dodici anni posseduto da una insana passione per il fumetto del topo, “il mio momento bello del bimestre”, e finalmente arrivato allo status di recensore di un episodio della saga.
Una saga di cui siamo più o meno tutti al corrente: Ortolani aveva annunciato vent’anni fa che Rat-Man sarebbe finito con il numero 100: una di quelle cose che si buttano là quando nessuno ci fa caso, tanto poi figurati se uno ci arriva davvero a cento numeri. E invece, poi venti anni sono passati nel tempo che Rat-Man ci mette a dire “schizofrenia”, il Ratto è diventato grande, la storia – che non era pensata per uno sviluppo organico dotato di una continuity – invece una qualche forma di continuity è riuscita a metterla assieme, e insomma è arrivato il momento di tirare le somme. Come diceva quel rimpianto autore: Il Conto delle Rese, la Resa di Conti.
Il prezzo della solitudine:
Nello sviluppo dei dieci capitoli conclusivi Ortolani ha cambiato passo rispetto ai precedenti 112 e lavora con un canovaccio più denso e articolato. C’è meno tempo per le divagazioni. L’autore ha rivisitato tutto il suo passato artistico e non solo, per unire i punti di riferimento ai quali si può legare la storia del suo super-anti-eroe: ha cercato un tema di fondo (la religione: esiste un senso?), un antagonista (l’Ombra, Il Rat-man), e una serie di comprimari attorno ai quali costruire gli snodi della narrazione finale cercando di non lasciare nessun “unfinished business”. C’è una ragione anche per quest’ultima scelta: è il desiderio di essere coerente con la tanto declamata passione di Ortolani per il fumetto supereroistico e soprattutto il cinema, massacrato troppo spesso da sceneggiature commerciali agghiaccianti, monche e zoppicanti.
Il tutto per poi rendersi conto che in effetti i conti bisogna anche farli tornare: da qui qualche invenzione e forzatura, come la rivisitazione a passo di marcia della mitologia rattesca, l’introduzione di “il” Rat-Man (cioè l’Ombra), l’obiettivo di far conquistare il mondo dal Male, la creazione di un culto religioso in cui il delirio è la regola, brandizzato Rat-Man ovviamente, il ritorno del Capitano Samuel Krik che ha il ruolo di “Emissario della Luce”, l’amata Aima (da Ik), e le molteplici personalità del Ratto che abitano la sua mente e definiscono i movimenti ondivaghi della sua personalità.
E siamo nel pieno del quinto capitolo: “Il prezzo della solitudine!”, in cui sin dalla copertina si vede che l’Ombra prende il Ratto mentre lo strillo promette: “Tutta la verità su Rat-Man!”. Sarà così?
“Il prezzo della solitudine!” gioca su uno snodo di trama piuttosto semplice, chiarisce cioè quali sono le due alternative davanti alle quali si trova il mondo a seconda di quale destino Rat-Man scelga di seguire: super-anti-eroe oppure marito e padre di famiglia? Rispondere alla chiamata pubblica della propria missione di supereroe oppure a quella di essere umano in cerca della propria felicità? Amore, moglie, figli: come resistere alla tentazione di una vita normale?
Accanto a Rat-Man c’è la solita montagna di citazionismo, ma compaiono con ritmi serrati e posture leggermente differenti dalla normale continuity anche i suoi abituali comprimari. Prosegue l’innocente (?) liason tra l’ispettore Brakko e e l’affascinante Cinzia, si approfondisce il dialogo tra padre Angelini e Jordan, arriva un inedito Al Pacino (reso meravigliosamente) nel ruolo di aspirante esorcista, c’è Kalissa e, perché no, anche Tòpin. E gli immancabili personaggi di Ortolani e Plazzi, che giocano un ruolo interessante per indicare su quale meta-piano narrativo ci troviamo (in uno degli universi alternativi del Ratto? Nella nostra realtà prossima alla cancellazione? In una realtà alternativa che in realtà è la nostra realtà?).
Tutto ottimo e abbondante come al solito, compresi i flashback e i salti laterali in altri piani narrativi. Se vi sedete e vi concentrate forte forte può darsi che riusciate a seguire la storia oppure che facciate un uovo. Alternativamente, se non vi piacciono le uova, potete seguire semplicemente le battute e Rat-Man scorre via come sempre: il quantitativo di energia surreale che Ortolani riesce a comprimere ed esprimere, anche dopo vent’anni di militanza come autore e disegnatore unico del Ratto, è davvero notevole.
Ma non sarebbe recensione (le altre sono qui) senza le consuete…
Annotazioni sparse:
– Ortolani perde un po’ di capacità di fare flanella, come altrimenti suo solito, perché la storia non concede spazio alle lunghe divagazioni a cui eravamo abituati. Ma il nonsense abbonda lo stesso, quindi la goduria nella lettura da parte dei dilettanti dell’ultima ora e dei lettori di più lunga corsa permane invariata.
– Il problema casomai si pone per chi non si presenta fedele in edicola o in fumetteria ogni due mesi, con i muscoli che si flettono pronti a saltare nel vuoto: la trama richiede in effetti attenzione e una certa memoria nozionistica. Non come una interrogazione in classe di Storia, ma insomma. In passato c’erano state altre avventure di Rat-Man che si erano dipanate lungo due o tre albi, ma in questo caso anche le citazioni interne alla serie, a tutta la serie compresi gli esordi in self-publishing, abbondano. I lettori più attenti rischiano di allenare il proprio cervello.
– A proposito di citazioni: le copertine di Ortolani, colorate con la consueta abilità e gusto dal fratello Larry, sono in realtà degli omaggi alle copertine dell’era d’oro dei supereroi. Citazioni che non sempre si colgono: a meno di non avere una memoria fotografica o la casa piena di fumetti degli anni Settanta e primi Ottanta, molte cose sfuggono. Questa volta per esempio siamo indecisi se la copertina sia un omaggio a John Romita di The Defenders, Mike Ploog e Morrie Kuramoto di Ghost Rider, New Gods di Jack Kirby o Batman e Robin di Neal Adams. Personalmente ho cercato di difendere l’idea che si trattasse di una citazione “storica” da The Amazing Spider-Man di John Romita, Sr., ma secondo il comitato di redazione di Fumettologica ce la vedo solo io e quindi non può essere.
– Magari un giorno Panini potrebbe pubblicare un volumetto di copertine di Rat-Man con didascalie di Ortolani che spiega chi voleva citare o cosa voleva rappresentare (io lo comprerei, signor Plazzi, se vuole le faccio già un bonifico da 2 euro e cinquanta).