La storia di A Silent Voice, manga uscito in Giappone a fine 2013, è quella di Ishida, giovane bullo che, a causa di una noia senza rimedi, si diverte a sfidare i propri limiti, i propri amici, i propri insegnanti. Fino a quando non arriva nella sua classe una nuova compagna, Nishimiya, che suo malgrado gli sconvolgerà la vita. Nishimiya, infatti, non è una ragazza qualunque: a causa della sua sordità comunica unicamente per mezzo di un quaderno. Immediatamente diviene oggetto di scherno da parte dei compagni, guidati proprio da Ishida. Almeno fino a quando, trovatosi in una situazione scomoda, verrà abbandonato dai suoi stessi amici, trasformandosi velocemente da carnefice a vittima.
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Il primo volume funge da preparazione per la storia vera e propria che, inevitabilmente, prenderà forma per grado, nei volumi successivi. La narrazione gioca abilmente con i salti temporali, concentrandosi per lo più sul periodo in cui la giovane ragazza fatica ad ambientarsi in un ambiente difficile. Quel che più convince, in questo shōnen per certi versi atipico (per le tematiche trattate, pare quasi un seinen), è proprio la definizione dei personaggi. Yoshitoki Ōima, giovane mangaka (classe 1989) che ha esordito proprio con questo titolo, ha il pregio di dipingere con delicatezza tutte le sfumature imprevedibili della crescita, puntando soprattutto sulla difficoltà di mantenere una coerenza morale in un mondo, quello scolastico-adolescenziale, che è un vero e proprio inferno.
Senza troppe pretese intellettualistiche, A Silent Voice è un interessante esempio di quanto possa essere difficile il rispetto per i più deboli laddove il bullismo diventa vero e proprio scudo per celare la propria debolezza. Ishida è proprio così: senza padre, con una madre troppo impegnata per seguirlo, una sorella che passa le sue giornate a dormire e a cambiare fidanzati, perde le coordinate di se stesso. In totale deriva, si rifugia nel caos. E l’handicap di Nishiyama è il pretesto ideale per scatenare tutta la sua frustrazione e dimostrare a tutti una sicurezza che, di fatto, non esiste. Ma quando le cose cambiano Ishida viene così emarginato da fare della solitudine il proprio stile di vita. E dell’insicurezza paranoica (crede che tutti lo odino) il proprio status perenne. Allo stesso modo Nishiyama è la vittima ideale di una rigida e spietata struttura micro-sociale. Anche lei è vittima dell’eccessiva preoccupazione della madre, tanto da non riuscire a sviluppare una personalità forte, reattiva, piuttosto remissiva, come una spugna che assorbe il male che la circonda fino a esplodere. Ishida e Nishiyama sono due poli di un rapporto su cui si gioca la crescita difficile, ben incastonata in una società che non troppo spesso non lascia spazio ai sentimenti.
A Silent Voice è, in questo senso, un perfetto shōnen poiché fotografa con arguzia i turbamenti del crescere, ma lo fa da un punto di vista nettamente inedito. E le parti che gli adolescenti sono abituati a interpretare cambiano vorticosamente, quasi senza preavviso, così come i (pre)giudizi. Questo è l’aspetto che più mi ha convinto di A Silent Voice che, purtroppo, presenta altre e numerose lacune. A partire dal disegno: troppo piatto e prevedibile, nonostante alcune prospettive ardite, troppo “già visto” e troppi sono gli stilemi artistici legati alle coordinate classiche dello shōnen. Peccato, le potenzialità erano notevoli, il risultato finale, almeno per ora, deludente.
A Silent Voice vol. 1
di Yoshitoki Ōima
Edizioni Star Comics, 2015
192 pagine, 4,90 €