Totoro, il famoso personaggio del film Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki, potrebbe essere l’emblema della morte. È questo il senso alla base di una teoria raccontata da Kotaku, sito dedicato alla cultura asiatica, secondo cui lo spirito buono a metà tra un orso e un procione sarebbe uno shinigami, la versione giapponese del Triste Mietitore.
La leggenda afferma che Totoro sia il dio della morte e che chi riesca a vederlo stia per morire o già trapassato. Questo significa che, nel film, quando Mei è creduta dispersa e un suo sandalo viene trovato nel lago, in realtà è affogata. Quando Satsuki invoca l’aiuto di Totoro, apre le porte del reame dei morti. I tre si recano poi all’ospedale e l’unica che nota le sorelle è proprio la loro madre, anch’essa in procinto di morire. Nella scena finale, poi, Satsuki e Mei non proiettano le loro ombre sul terreno.
A questa interpretazione si lega un’altra leggenda, secondo cui il film cita a più riprese l’incidente di Sayama, un caso di omicidio di una ragazzina avvenuto nel maggio 1963: il film è ambientato negli stessi luoghi dell’incidente e i nomi delle due protagonisti rimandano al quinto mese dell’anno (‘Satsuki’ è ‘maggio’ in giapponese arcaico, mentre ‘Mei’ è la pronuncia nipponica dell’inglese ‘may’).
In Giappone, inoltre, è presente il fenomeno del ‘may blues’, un senso di angoscia che affligge studenti, neoassunti o persone che hanno difficoltà ad adeguarsi a un nuovo ambiente, una tematica affrontata anche da Il mio vicino Totoro e che contribuirebbe a connotare il film come una riflessione sul senso di morte e depressione.
Lo Studio Ghibli, in ogni caso, ha sempre sgonfiato queste sacche teoriche: «Non c’è nessuna verità nel fatto che Totoro sia il dio della morte o che Mei sia morta.» Riguardo l’assenza di ombre nel finale della pellicola, lo studio ha spiegato che gli animatori non percepivano come necessaria la presenza delle ombreggiature nella scena.