Intervistato sulle pagine di Wired da Gianmaria Tammaro, Gipi ha parlato del suo nuovo graphic novel La terra dei figli, spiegandone la trama e la lavorazione (qui potete leggerne 4 tavole in anteprima).
La terra dei figli è il tuo prossimo libro. Voci di corridoio dicono che uscirà a novembre. Qual è la storia?
Sono 300 pagine. […] In un primo momento lavoravo su tre storie. Ma è come per gli spermatozoi: ce ne sono tanti che si battono, e alla fine, inevitabilmente, solo uno arriva a destinazione. Credo che La terra dei figli alla fine l’abbia spuntata.
La storia è ambientata in un futuro imprecisato dove una società vera e propria non esiste più. È successo qualcosa, un evento che viene nominato soltanto come “la fine”. Gli uomini rimasti vivono di stenti, si organizzano in enclave o piccole tribù. La società civile come la conosciamo è una cosa da dimenticare.
In questo scenario seguiamo la storia di un padre con due ragazzini. La vicenda gira tutta attorno a loro. È la prima volta che una mia storia si basa tutta su una trama inventata, senza artifici di narrazione, voce off, poesia varia. C’è solo tempo e dialoghi ne La terra dei figli. Non ci sono neppure ellissi temporali. È una narrazione da maniaco, a passo uno. Per questo, anche per questo la storia sarà lunga.
Sa un po’ de I figli degli uomini di Alfonso Cuaron.
Però lì, in realtà, stanno messi molto meglio. Nella mia ambientazione non c’è niente. Un azzeramento totale della società. Chi seguiamo abita in una vecchia baracca da pesca su un lago. Pesci morti. Acqua. Due pannocchie. Non c’è più niente. Non c’è più una società. L’unico pensiero è di riuscire a mangiare prima di andare a dormire. La storia, però, gira tutta intorno alla questione padri e figli.
De La terra dei figli vi avevamo già accennato sulle nostre pagine quando abbiamo intervistato il fumettista pisano andandolo a trovare nel suo studio. L’autore di Unastoria, allora, lo descrisse con queste parole: «Un progetto in bianco e nero, senza voce narrante, senza ellissi nella narrazione».
Nell’intervista Gipi parla anche e soprattuto del suo rapporto coi social network, dai quali ha preferito prendersi una pausa, del crowdfunding legato a Bruti, il suo gioco di carte fantasy, e commenta La città del decoro, il fumetto di Zerocalacare pubblicato domenica scorsa sulle pagine del quotidiano La Repubblica. L’intervista si può leggere sulle pagine di Wired.