Dopo la notizia del bando di Maus dalle librerie russe, il quotidiano britannico The Guardian ha raggiunto Art Spiegelman, l’autore del graphic novel vincitore di un Premio Pulitzer.
«È un vero peccato perché questo è un libro sulla memoria» – ha detto Spiegelman – «Non vogliamo che le culture cancellino la memoria».
Spiegelman ha aggiunto che la decisione di fermare la vendita di Maus – un fumetto che racconta l’olocausto – in occasione del 70esimo anniversario dell’USSR nella Seconda Guerra Mondiale è «presagio di una cosa pericolosa».
Maus è stato pubblicato per la prima volta in Russia nel 2013. Il dicembre scorso la Russia ha approvato una legge che proibisce la propaganda nazista. Da allora vi sono regolari raid delle forze dell’ordine nelle librerie, nei negozi di giocattoli e antichità, alla ricerca di oggetti con simboli nazisti.
Nel caso di Maus, la censura è avvenuta per la svastica raffigurata in copertina. «Non credo che Maus fosse un’obiettivo previsto in questa legge anti-propaganda» – ha spiegato Spiegelman circa il suo fumetto, una storia anti-fascista sull’olocausto raccontata attraverso i ricordi del proprio padre, un ebreo polacco immigrato negli Stati Uniti – «Ma penso che la legge abbia avuto l’effetto intenzionale di soffocare la libertà di espressione in Russia».
Varvara Gornostayeva, editor di Corpus, la casa editrice che ha pubblicato Maus in Russia, ha detto all’agenzia di stampa AFP che nel libro «non c’è alcuna propaganda nazista. Anzi, questo è un libro che dovrebbe stare sugli scaffali proprio durante il Giorno della Vittoria».
Il 9 maggio prossimo, la Russia celebrerà il 70esimo anniversario della vittoria sulla Germania nazista nella seconda guerra mondiale con una parata a Mosca. La cosiddetta Giornata della Vittoria. Le nazioni europee e americane hanno rifiutato di partecipare alla celebrazione criticando il ruolo della Russia nel conflitto ucraino.
Abbastanza ironico per Spiegelman che un libro anti-nazista sia finito tra le maglie della legge: «tanto di cappello per la Giornata della Vittoria e un dito medio per cercare di reprimere la libertà d’espressione».