HomeNewsI dissidi interni della redazione di Charlie Hebdo (sui ricavi)

I dissidi interni della redazione di Charlie Hebdo (sui ricavi)

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Poco più di due mesi dopo la strage di Charlie Hebdo, una polemica potrebbe rivoluzionare la situazione societaria della rivista. Attualmente infatti, le quote sono così ripartite: il 40% è in possesso dei genitori di Stephan “Charb” Charbonnier, l’ex direttore deceduto durante gli attacchi del 7 gennaio; un altro 40% è in mano all’autore Laurent “Riss” Sourisseau; il restante 20% appartiene invece al gestore comune Eric Portheault. Durante la consueta riunione di redazione della scorsa settimana, però, il giornalista della redazione Laurent Leger ha annunciato la nascita di un gruppo che vuol proporre una divisione equa dei capitali della rivista. Tale gruppo comprenderebbe anche il columnist Patrick Pelloux.

I dissidi interni sono nati, a quanto pare, come conseguenza del successo del numero pubblicato dai sopravvissuti subito dopo la strage, che ha venduto oltre 7 milioni di copie. Tra il venduto e le donazioni – di cui abbiamo trattato qui – le entrate degli ultimi mesi sono state pari a 30 milioni di euro. Una cifra che ha risollevato finanziariamente una rivista in crisi, da tempo attestata intorno alle 30 mila copie settimanali.

charlie hebdo

L’avvocato rappresentante della direzione ha così commentato, con una punta di amarezza: «Tutti questi soldi stanno facendo più male che bene.» I “dissidenti” ribattono invece che una ripartizione più equa garantirebbe più trasparenza. «Più ampio è il controllo, più le decisioni saranno prese collettivamente e sarà meglio per tutti», si può leggere in una lettera da loro indirizzata alla direzione della rivista. Se pure le intenzioni potrebbero sembrare buone, un altro membro dello staff estraneo a questo gruppo – e rimasto volutamente anonimo – ha però lamentato pubblicamente il pessimo tempismo di un’operazione del genere, essendo passato poco tempo dalla scomparsa di Charb e degli altri autori.

Di certo si tratta di una questione che non fa bene alla reputazione di una rivista finita sotto lo sguardo di tutti dopo i fatti del 7 gennaio 2015, ma che sembra destinata a non placarsi facilmente. E che potrebbe addirittura portare a una decisa spaccatura all’interno della rivista.

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