Ed Piskor è uno dei più interessanti autori nell’attuale panorama indipendente americano. Ne abbiamo già parlato per alcune curiosità – come quando ha rivisitato lo spot Levi’s Rob Liefeld e mostrandovi le sue prove giovanili per Marvel.
Il suo Hip Hop Family Tree – serializzato a puntate su BoingBoing e raccolto in volumi da Fantagraphics Books – è una delle serie del momento, nominato, fra l’altro, best seller dalle classifiche del New York Times (annunciato per la pubblicazione in Italia da Panini).
Prima di imbarcarsi nella impresa di raccontare a fumetti la storia della cultura e della musica Hip Hop – appunto con Hip Hop Family Tree – Piskor aveva debuttato come autore completo con un graphic novel già maturo ed elaborato: Wizzywig.
Leggi anche: Le prime pagine di Wizzywig in anteprima.
Tramite la formula narrativa del mockumentary – il documentario fasullo, reso popolare in tv da sit -com televisive come The Office – Wizzywig racconta di un hacker tanto precoce quanto geniale, Kevin Phenicle Jr. Sin dall’inizio della storia si sa che è stato arrestato, e in apertura di ogni capitolo si vedono amici, conoscenti o persone che lo hanno conosciuto mentre lasciano una loro testimonianza su di lui, guardando dritti in camera, come intervistati. In questo ricorda un graphic novel di qualche anno precedente, Box Office Poison di Alex Robinson, una storia di genere diverso – commedia più amorosa e quotidiana, anziché dalle venature thriller – ma alla quale Piskor è avvicinabile sia per lo stile narrativo anni Ottana che per il segno apparentemente rigido, ma molto cartoonesco.
Tra i Settanta e gli Ottanta, Kevin è un ragazzino che vive con la nonna, solitario e molto intelligente. Si diverte a inventarsi passatempi tecnologici smanettando prima con i telefoni pubblici, poi con i primi personal computer. La sua abilità nello scoprire i primi segreti della programmazione non sembra avere limiti. Nella trentina di anni di vita raccontati nel libro, il protagonista si fa strada in un percorso pionieristico della materia informatica, diventando così uno dei primi hacker della storia.
Quella del protagonista è una figura di pura fiction; per questo dicevamo che il formato narrativo documentaristico è puramente un device fasullo, che agevola la tensione del racconto, serve a ricordare come una storia simile possa essere veramente accaduta, e crea comunque empatia nel lettore nei confronti di una figura (solo all’apparenza) debole.
Il disegno post-underground di Piskor è retinato come il primo Clowes, con un tratto asciutto come quello di ogni buon seguace di Robert Crumb. Le griglie delle sue tavole mostrano un approccio metodico, rigoroso; e gli sfondi essenziali non perché approssimativi, ma sempre segno di concentrazione su personaggi caricaturali, spesso impacciati come quelli dei cartoni animati, ma grezzi in modo realistico, privi di abbellimenti.
Per quanto si tratti della storia di un hacker, Piskor è abile nel rendere accessibile e discretamente comprensibile ogni passaggio e accenno tecnico (ma non bisogna essere degli esperti per seguire il racconto). Oltre alle avventure tecnologiche di Kevin la storia mostra anche altro; racconta l’emarginazione di un ragazzino solo, nella ormai popolare formula “revenge of the nerds” che tanto spopola nell’intrattenimento. Ormai, spesso, i nerd sono i veri eroi; sono loro che hanno in mano i contenuti dell’industria dell’entertainment, e non mancano di ricordare quanto possono essere cool, arrivando a essere perfino dei fuorilegge.
Lo fa anche Piskor, ma senza eccedere nel citazionismo, e senza mancare di dare personalità alla sua storia e ai suoi personaggi. Kevin, infatti, è realistico, non idealizzato, non c’è ipocrisia nella sua figura di sfigato; è sì un orfanello facile da raccontare, ma la sua figura non fa troppa mostra di cliché.
Piskor si dimostra abile proprio grazie alle scelte narrative che fa. Il mockumentary gli dà molteplici possibilità per arricchire i suoi personaggi e le vicende, senza scadere nel didascalismo di certe biografie. La forma di racconto a episodi, poi, rende Wizzywig una lettura lenta, ragionata, possibilmente appassionante.
Wizzywig
di Ed Piskor
Panini 9L, 2015
288 pagine, 24€