Sull’onda (lunga) dell’indignazione seguita al massacro compiuto nella redazione del settimanale francese Charlie Hebdo si sono moltiplicate le iniziative di solidarietà, simboliche e pratiche, a favore dei famigliari delle vittime e del diritto alla libertà di espressione. Ma “libertà” è una parola che può essere declinata in molti modi, così come “satira”. Nello stesso giorno in cui in Francia, a pochi giorni dai tragici fatti di sangue che tutti conosciamo, viene arrestato il comico, francese, Dieudonné M’Bala M’Bala, con l’accusa di apologia di terrorismo, due grandi quotidiani nostrani hanno distribuito in edicola prodotti la cui vendita servirà a raccogliere fondi per i famigliari delle vittime. Le 260mila copie del numero post-tragedia di Charlie Hebdo allegate al Fatto Quotidiano sono andate esaurite in poche ore. Altre 270mila saranno di nuovo disponibili in edicola da giovedì, mentre in Francia la rivista ha venduto più di tre milioni di copie. Su eBay è già cominciato lo sciacallaggio.
Il Corriere della Sera, in collaborazione con Rizzoli Lizard, ha invece messo in vendita un libro, Je Suis Charlie – Matite in difesa della libertà di stampa, raccogliendo le vignette, di autori italiani e internazionali, create per omaggiare gli uomini e le donne uccise e per schierarsi a favore del diritto di satira e di espressione.
Così il Corriere presenta l’iniziativa:
abbiamo discusso a lungo se pubblicare o meno alcune delle vignette che avevano destato la collera degli integralisti. Abbiamo deciso per il no perché, pur essendo convinti che tra le libertà fondamentali ci sia quello di esprimere liberamente qualunque pensiero, anche quelli blasfemi, siamo altrettanto convinti che ci siano sensibilità che vanno rispettate.
Non pubblichiamo vignette che siano blasfeme per i musulmani come non ne pubblichiamo che siano blasfeme per i cristiani e per il mondo ebraico. Quindi il libro contiene alcune vignette di Charlie Hebdo , ma non quelle considerate più offensive. Le altre, pubblicate su oltre 300 pagine, sono quasi tutte quelle circolate in Rete nelle ore immediatamente successive alla strage. Un modo per non dimenticare e per riaffermare la libertà di espressione, nel rispetto di tutti” [QUI la presentazione completa]
L’articolo riporta in calce, come di consueto, la dicitura © RIPRODUZIONE RISERVATA. Non dimentichiamolo, ci tornerà utile poi.
Oltre a chiederci se sia lecito produrre e pubblicare vignette sugli induisti o sui taoisti, tanto per citare due religioni o correnti di pensiero escluse dalla lista di eccezioni redatta dal quotidiano, il fatto su cui vorremmo soffermarci è un altro. Molti autori, su Facebook, lamentano il fatto che i loro lavori sono stati inclusi nella raccolta senza la loro autorizzazione. Pare che non siano stati neanche contattati. La libertà di espressione, insomma, si è confusa prima con la libertà di censurarsi rispetto a certi argomenti o credi – e questo è più che legittimo, il più grande equivoco portato avanti in questi giorni verte proprio sulla confusione fra libertà di espressione e obbligo di esprimersi – e poi con la gratuità. Se, come abbiamo detto, la possibilità di esprimersi (crediamo su ogni argomento, fosse anche lo spinoso credo del pastafarianesimo) non coincide e non dovrebbe coincidere con l’obbligo a farlo, la possibilità di offrire la propria opera per un’iniziativa di beneficenza non presuppone che ciò debba essere dato per scontato.
Ci sono tanti motivi, tutti legittimi, per cui un autore, professionista o meno, avrebbe potuto rifiutare di partecipare al citato libro qualora fosse stato interpellato in merito. Magari un dato autore potrebbe non essere d’accordo con la linea editoriale del corriere (un indù, magari) e si sentirebbe offeso nel venire associato ad una testata che potrebbe essere accusata di pavidità, o magari potrebbe voler sfruttare esclusivamente la gratuità di condivisione che i social network rendono possibile. La libertà può essere rivendicata, il dibattito sulla gratuità, di cui abbiamo parlato anche qui, è aperto e interessantissimo, ci si può immaginare pirati, bucanieri, rivoluzionari, sandinisti, ma quel piccolo simbolo, quel © che il Corriere pone in calce a tutti i suoi articoli rende piuttosto imbarazzante qualsiasi paragone di questo tipo. La libertà è anche quella di dire:
Inoltre, la giornata di ieri ha riservato anche altre interessanti e divertenti sorprese. Si fa riferimento, in particolare, al bando per vignette satiriche pubblicato sulla pagina del Carnevale di Manfredonia (Città di Manfredonia), dedicato straordinariamente al fatto di sangue avvenuto a Parigi. Il concorso, infatti, si intitola “Premio Internazionale Carnevale in Satira: Je Suis Charlie”. La solidarietà non è solo quella che si esprime attraverso le grandi manifestazioni di piazza, le partecipazioni, inconsapevoli o meno, a iniziative editoriali di beneficenza, o quella che passa attraverso le foto dei potenti (e un po’ smemorati) della Terra. La solidarietà coinvolge anche piccole realtà locali, piccoli centri periferici. Non stupisce poi troppo: il carnevale è da sempre il momento dell’irrisione, dello sberleffo feroce, della deformazione della caricatura. Peccato che, leggendo a fondo il bando si può leggere una interessante postilla:
le vignette realizzate, in formato A4, devono essere di chiaro carattere satirico a tema Carnevalesco. Non saranno accettate vignette che offendano il decoro pubblico e la religione. La vignetta potrà essere firmata e/o siglata dal concorrente
Non lo so se sono Charlie. Di sicuro sono un po’ confuso.
UPDATE
La risposta del Corriere della Sera
La lettera aperta al Corriere della Sera di Roberto Recchioni, uno dei fumettisti non contattati e inclusi nel volume Je Suis Charlie – Matite in difesa della libertà di stampa.