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Chi era Wolinski, il più grande osservatore della sua generazione, ucciso a Charlie Hebdo

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Chi era Georges Wolinski?

Era un francese tunisino, nato da padre ebreo di origine polacca e da madre francese di origine italiana. Trasferitosi a Parigi nel 1952, cercò di laurearsi come architetto senza riuscirci, ma scoprendo invece la sua vera vocazione. Sin da 1960, contribuì costantemente con strisce al mensile satirico Hara-Kiri. Le sue strisce trattavano con disinvoltura e intelligenza caustica tematiche politiche o erotiche (tra le più importanti, ricordiamo Ils ne pensent qu’à à ça, Histoires Inventées e Hit-Parades). Durante i movimenti del maggio sessantottino, Wolinski creò insieme a Siné – in seguito al centro di controverse vicende per alcune vignette satiriche dai toni accesamente anti-semitici – la rivista satirica L’Enragé.

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Nel 1970 nasce forse la sua opera più importante, quella Paulette creata insieme a Georges Pichard, che destò sonori scandali in patria. Paulette fu serializzata su Charlie Mensuel, rivista satirica che fu chiusa nel 1986 e che vide proprio Wolinski dal 1970 al 1981 coprire la carica di editor-in-chief. Nel frattempo, il vignettista continuò ad esporre la sua visione politica e filosofica attraverso strisce comiche come Je ne veux pas mourir idiot o Pas que la Politique dans la vie. Dalla fine degli anni Settanta, alternò l’attività di caporedattore con quella di vignettista per L’Humanité, Libération, Paris-Match e L’Écho des Savanes. La sua matita affilata e pungente è stata una delle colonne di Charlie-Hebdo sia nella sua prima incarnazione, che nella rinascita degli anni Novanta.

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Controverso e coraggioso, George Wolinski – famoso e pubblicato anche in Italia – è caduto nell’attacco terroristico alla redazione parigina della rivista, insieme al direttore Charb e gli autori Cabu e Tignous, nonché all’economista Bernand Maris. Una fine tragica che lascia l’amaro in bocca e una somma di disperazione per la modalità estrema, insensata e inaspettata con cui la realtà ha spezzato tra le matite più sagaci e irriverenti della stampa francese. Una satira che in Wolinski, attento alle pieghe che assumeva la società francese, a volte si faceva estrema, implacabile e – in virtù di un pensiero fieramente laico – violenta nella sua azione di disincanto e demistificazione.

Dalla primavera parigina sino allo scandalo Hollande, attraverso diversi e continui strali verso ogni forma di fanatismo – fosse esso religioso o molto più spesso ideologico – Wolinski e la redazione di Charles Hebdo fotografava e analizzava con la velocità del tratto caricaturale – fonte primaria della bande dessinée e del fumetto tutto – la società in maniera spietatamente realistica. Ed è proprio quella realtà che ha reclamato ad un certo punto l’ultima parola. Un colpo alla democrazia (a volte estrema, offensiva e priva di tatto senza dubbio) che fa tremare i polsi dinanzi alla violenza in cui a volte l’ideologia si incarna.

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