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Funziona una volta sola: la stagione irripetibile di Paul Pope [Recensione]

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Oggi Paul Pope è un autore affermato a livello internazionale. Negli anni Novanta, invece, è un giovane autore che piomba nel mondo del fumetto come una scheggia impazzita. A 22 anni autoproduce Sin Titulo, la sua opera prima. Subito dopo da alle stampe The Ballad of Dottor Richardson. Poi comincia a editare due riviste importantissime: THB e Buzz Buzz Comics. Dentro ci mette di tutto: lunghe riflessioni scritte, autoscatti da rotocalco e fumetti, anche di altri. Su quelle pagine, per dire, pubblica una storia di Moebius ancora inedita in America.

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Insomma, Pope è molto lontano dalle logiche del mercato di quegli anni, fatto di bolle speculative sui supereroi e giovani star (leggi Image Comics). Il suo lavoro si inserisce nel solco di quello di Jeff Smith e ha come riferimento Cerebus, l’epopea autoprodotta di Dave Sim. Le sue influenze, inoltre, hanno poco da spartire con il fumetto statunitense. Per sua stessa ammissione gli autori di riferimento sono quelli europei – con una particolare attenzione per gli italiani: Pratt, Giardino, Micheluzzi, Crepax – e i giapponesi.

Grazie al suo talento e a quelle storie – ancora inedite in Italia, purtroppo – arrivano i primi editori. Funziona una volta sola (qui un’anteprima) è il risultato di quegli anni. Un’antologia che raccoglie i primi lavori pubblicati dalle case editrici e che testimonia un lungo periodo di formazione autoriale. Anni in cui Pope viaggia molto – Columbus, Toronto, Tokyo, New York – e matura artisticamente. Un periodo di forte spinta creativa che lo porta a creare le opere che lo consacreranno al grande pubblico – Batman Anno 100 su tutte.

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La storia d’apertura, che da il titolo al volume, è originariamente serializzata a puntate sul mensile Dark Horse Presents. In Italia l’avevamo già letta in bianco e nero nel 1998, pubblicata da Panini Comics come Crimini e imbrogli nella sfortunata collana Visioni della linea editoriale Cult Comics. Per l’occasione di questa riedizione il fumetto è stato colorato da Jamie Grant e Dominic Regan. La storia è ambientata a Los Angeles e racconta le vicende di Tubby e Vim, due ventenni che appartengono alla gang dei One Trick. Con un futuro incerto e niente da perdere, i due decidono di derubare i membri della propria banda, tentando di mettere a segno un colpo da 250.000 dollari e poi darsi alla fuga.

The One Trick Rip-Off (questo il titolo originale) è una crime story ispirata ai romanzi polizieschi di Raymond Chandler e Dashiell Hammett, ma forte debitrice del film cult Nikita diretto da Luc Besson. Nel racconto di Pope non ci sono eroi, né vinti, né vincitori. Durante la lettura non vi affezionerete a nessuno dei protagonisti perché sono tutti dei gran bastardi che vivono in un mondo regolato dai soldi. Si, anche se sono giovanissimi. Anche se si amano alla follia. Anche se le loro parole sono spesso piene di poesia e d’amore.

È curioso notare come Rip-Off sia uscito più o meno in contemporanea con Stray Bullets di David Lapham. Un altro grande fumetto crime di quel periodo, capace di raccontare la cattiveria contemporanea come pochi altri. L’immoralità giovanile unita al nichilismo sono le basi di questi due fumetti, simili per tematiche, ma molto distanti come realizzazione.

one trick rip off paul pope bao

Rip-Off è un lavoro stilisticamente notevole, ampiamente influenzato dai manga – su cui peraltro l’autore lavora in quel periodo e i cui risultati sono contenuti in questo volume (ci arriviamo dopo). Pope abbandona la rigida gabbia europea che ama utilizzare su THB e rielabora la struttura della tavola secondo le caratteristiche del fumetto giapponese. I due mangaka che lo influenzano maggiormente sono Junichi Nojo e King Gonta – sconosciuti da noi – le cui serie seinen, rispettivamente Gekko No Kishi e House of Hell, lo portano a ripensare l’impostazione grafica della pagina e la collocazione dell’immagine all’interno delle vignette. Il suo segno, in parte ipercinetico e nervoso, è spesso abbozzato e a volte volutamente sbrigativo.

Riflettendo sul suo tratto Pope afferma di avere assimilato lo stile di Pratt, fatto di segni non per forza precisi, puntando più a una visione d’insieme e a un colpo d’occhio spettacolare piuttosto che a un bel disegno fine a se stesso. In mezzo c’è anche tanto Moebius sia nella scioltezza del tratto sia nelle atmosfere. La parte centrale della storia è ambientata nel deserto e sembra essere un chiaro omaggio ai tanti disegni che l’autore francese ha realizzato su quello sfondo. (Curiosità: il capello che Vim indossa in copertina è un omaggio a Corto Maltese).

Il volume continua con una manciata di storie brevi per la rivista antologia Negative Burn, nelle quali Pope realizza adattamenti di opere letterarie, fra cui l’Antigone di Sofocle e le poesie di Francis Richardson. Si tratta di esperimenti di poche pagine, dove l’autore gioca contrapponendo immagini e parole. Niente di memorabile se paragonato a Super Trouble, la chicca dell’albo. Una storia inedita per l’editore giapponese Kodansha, un vero manga pensato appositamente per il mercato nipponico.

Questa storia incalzante è ambienta in un futuro non ben definito e racconta di tre ragazzine ribelli che si lanciano in una gara culinaria. Bizzarro all’eccesso, Super Trouble riprende le tematiche teen di THB e anticipa quelle di 100%. Vengono usati i retini, il segno è dinamico, più controllato e le sagome meglio definite. Come ogni buon manga vagamente umoristico e pieno di nonsense, c’è un’abbondanza di onomatopee ed espressioni esasperate con ampio uso di primi piani.

super troule paul pope bao fumetto

Sfortunatamente a Kodansha il risultato non piace, ma invita Pope a trasferirsi e lavorare a Tokyo. Lì nascono Lavoro notturno, un thriller al fulmicotone che riprende le tematiche di Rip-Off, e La sciarpa, una storia muta che parla di amori adolescenziali. Archiviata la parentesi Giappone, Pope torna a New York, con una consapevolezza e un’autorità che lo porta a lavorare per DC Comics dove si imporrà al grande pubblico con successo, per poi proseguire su progetti disparati e sempre più personali.

Dopo aver letto Funziona una volta sola, quindi, capirete perché l’ultimo lavoro di Pope in ordine di tempo sia Battling Boy, una storia indirizzata a un pubblico di ragazzini, realizzata come un fumetto europeo, epica come il manga più coinvolgente, ma sapientemente camuffata da fumetto supereroistico.

Arrivati a questo punto qualcuno potrebbe asserire che Pope è un autore derivativo. Tutt’altro. A conti fatti Pope è uno degli autori americani più originali della sua generazione. Nessuno dei suoi colleghi ha la stessa personale visione di fumetto. Per trovare uno come lui bisogna guardare ad artisti che hanno quasi il doppio dei suoi anni: Mike Mignola e Frank Miller su tutti. Il suo tratto così personale e unico ve lo farebbe riconoscere a chilometri di distanza. Nel lungo e variegato percorso che trovate nelle pagine di questa antologia ci sono concetti e idee che sfidano qualsiasi canone fumettistico. Vent’anni fa erano davvero in pochi gli statunitensi che guardavano al fumetto giapponese e europeo con curiosità. Pope invece aveva fame di espandere i propri orizzonti e la propria conoscenza. Col passare del tempo ha saputo costruirsi una vera e propria voce sulla carta – ma anche al di fuori – tanto da diventere lui stesso, oggi, un artista da imitare.

Funziona una volta sola
di Paul Pope
Bao Publishing, 2014
288 pagine, 29€

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