HomeCover ArtMatteo Renzi come Tintin. Makkox spiega la copertina per Internazionale

Matteo Renzi come Tintin. Makkox spiega la copertina per Internazionale

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Nel disegnare l’illustrazione di copertina per il numero di Internazionale in edicola, Makkox ha ritratto Matteo Renzi come fosse Tintin. Una citazione che richiama anche nella postura – in corsa, con il cane Milou al seguito – l’iconografia della celebre creazione di Hergé.

Di questa idea abbiamo discusso con lo stesso Makkox. Per capire meglio come è nata la copertina, e come sta evolvendo il suo rapporto – da disegnatore satirico – con Renzi:

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Per un disegnatore satirico, ritrarre un protagonista politico vuol dire “scegliere” graficamente: sottolineare dettagli, deformare, trasformare. Perché, per Renzi, hai pensato a Tintin?

Le copertine di Internazionale, questa come le precedenti, nascono in modo molto particolare e specifico rispetto al resto della mia produzione, che ha perlopiù genesi assolutamente intima e solitaria. Funziona così: Giovanni De Mauro, direttore della testata, mi chiama e mi fa “mi piace come disegni Matteo alla Hergé”. Io dico: “chi?” Lui fa: “mi piace come usi la ligne claire per ritrarlo, e poi quel cagnetto Milou che gli metti sempre appresso…”. Io faccio “ma di che cavolo parli, Giova’?” Lui mi domanda “allora hai una qualche illuminazione per ‘sta copertina su Renzi?”. Io rifletto due minuti e faccio “cazzo: facciamolo come Tintin!” Lui conclude “ggenio! sapevo ti sarebbe venuto in mente qualcosa”. Poi riaggancio il cell e, pervaso dalla sensazione di essere stato violato in qualche modo misterioso, vado ad accucciarmi sotto la doccia bollente abbracciandomi le ginocchia.

Rispetto ai tanti politici che hai raffigurato in questi ultimi anni, com’è disegnare Renzi?

E’ divertente, al solito. E’ sempre divertente disegnare qualcuno che non ti stia realmente sul cazzo. A me pesa disegnare quelli che non posso soffrire. Di questi ne trovo ovunque, trasversalmente in senso politico. A disegnarli mi sembra di fargli un dono immeritato. Io provo affetto per le mie figurine, stronze e meno stronze, ma simpatiche. Per comprendere cosa intendo per “simpatico” occorre che risponda alla vostra seconda domanda.

Pensi di avere già trovato una chiave stabile e definitiva? 

Ancora no. Ho bisogno di disegnarlo molto, per appropriarmene. È necessario che pian piano sviluppi empatia – non con Renzi: con la rappresentazione che ne creo. Necessita che riconosca, o meglio che proietti in lui una parte di me stesso, o di una figura nota del mio vissuto, per rendere Renzi “mio”, ovvero “vivo” e di conseguenza totalmente dissimile dall’originale in carne e ossa. Dopo un po’ io me li scordo, gli originali: non li guardo più, gioco coi miei avatar che evolvono per i cazzi loro. Questo processo ha funzionato molto bene col mio Berlusconi, col mio Fini, col mio Monti, eccetera. E per ultimo anche un po’ col mio Letta. Ma per lui non c’è stato il tempo di compenetrarmi totalmente alla Stanislavskij e astrarlo, è uscito di scena troppo presto. Colpa sua. O di Renzi. O dei kazzaki. O del mondo che non l’ha capito, o vice versa. Boh.

Spero che Renzi resti in posa il tempo sufficiente da dimenticarmelo a memoria.

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