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Rat-Man n.100: l’omaggio degli autori

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Massimo Bonfatti

Ho iniziato a leggere Rat Man sulla fanzine Made in USA e da subito ho capito che sarebbe diventato un personaggio famoso. Non so in base a cosa ne fossi convinto. Forse perchè essendo stato ragazzo di bottega di Silver, di Bonvi e di Clod ho impartato a riconoscere a fiuto il talento. Conoscendolo poi di persona, ancor prima che iniziasse le autoproduzioni, ne fui ancora più convinto. Perchè è la personalità quella che aiuta il talento a farsi strada. Credo che Rat Man non sia mai cambiato; è rimasto l’intuizione originaria degli inizi (guai a perderla), con radici profonde e un grande amore per fumetto popolare e non solo. Però è migliorato molto, nella tecnica di disegno, nella capacità narrativa e in tutti quegli aspetti collaterali che nel fumetto sono molto importanti. La cosa più evidente è la piacevolezza della lettura, la sensibilità dell’autore che comunica con quella del lettore, senza perdere il gusto del gioco e senza prendersi troppo sul serio. Nel personaggio in quanto tale ho spiegato cosa ci trovo di geniale nella mia storia “Contratto col Ratto” (Rat-Man n°48). Cosa rappresenta nel fumetto italiano? Semplicemente il fatto che se un fumetto è fatto bene interessa e appassiona moltissima gente. Come ha dimostrato la folla di migliaia di persone al Rat-Con di Parma l’11 gennaio scorso. L’ascesa di popolarità è irrefrenabile e sta per varcare la soglia oltre la quale i media più importanti se ne occuperanno (probabilmente senza capirlo). E’ stato un processo lento ma salutare e spero che Leo non si faccia troppo condizionare dalla fama. La sua forza è di aver mantenuto lo spontaneo entusiasmo dei primi tempi e sembra intenzionato a conservarlo. La comicità è un mistero imperscrutabile. Sicuramente contano anche la cultura dell’autore, la caparbietà, la fiducia in se stessi, ma anche l’umiltà, la curiosità e il gusto della sfida. Conta anche un certo spirito ribelle, imbrigliato ma non domato. E un po’ di fortuna non guasta, come sempre e in tutte le cose. Poi è fondamentale il connubio con una realtà editoriale seria che permetta al fumetto di arrivare alla gente. L’autore non può fare tutto. Dopo le prime autoproduzioni Rat man ha potuto contare prima sulla Ned’50 di Toninelli e poi sulla Paninicomics per presentarsi regolarmente nelle edicole e costruire un feeling coi lettori. Giustamente si dà risalto ad autori e personaggi, ma senza gli editori giusti il fumetto non cresce. Gli editori italiani hanno molti cadaveri di carta negli armadi. Fra le storie di Rat-Man che mi avevano sconvolto di più c’era quella del vecchio pescatore di idee nel mare dei fumetti. Lo dissi anche a Leo. Secondo me era riuscito a toccare qualcosa di molto importante. Ma sono importanti tutte le felici intuizioni che fioccano ancora in continuazione nelle storie; le gag, i personaggi, gli intrecci. Perfino certe soluzioni grafiche e di regia possono diventare memorabili. Per fare un esempio; le sequenze di vignette che si rimpiccioliscono alla fine di certe storie sono paragonabili allo spot circolare inventato da Chaplin per concludere le sue comiche. Arte sequenziale, semplicemente

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