Tra i tanti ospiti eccellenti di Lucca Comics, ha certamente spiccato per simpatia e disponibilità Kengo Hanazawa, il mangaka creatore di I am a hero, serie edita da GP Manga arrivata ormai alla decima uscita (presentata proprio a Lucca) la cui vicenda narra di un comunissimo antieroe, il disegnatore Hideo Suzuki, alle prese con un mondo infestato dagli zombie, sullo sfondo di una Tokyo da incubo.
Sempre per GP è appena uscito anche il primo volume di Ressentiment, serie del 2004 con cui Hanazawa ha debuttato in Giappone, il cui protagonista, trent’anni e ancora vergine, si avventura nel mondo dei giochi (e delle ragazze) virtuali.
Ho avuto modo di assistere alle conferenze cui ha partecipato e poi di intervistarlo.
Sensei, cosa ne pensa di questa invasione zombie nei media tradizionali? The Walking Dead sta avendo un enorme successo sia in tv che su carta e anche il suo manga è molto apprezzato. È solo moda o ci sono altri motivi più profondi?
Non saprei, quello che posso dire è che per me non si tratta di moda, la serializzazione di I am a hero è iniziata prima del boom e quello che è successo dopo è stata solo una coincidenza. La mia serie precedente (Boys on the run, inedita in Italia. Ndr) era settimanale e disegnare un episodio a settimana è incredibilmente faticoso. Avevo bisogno di sfogare in qualche modo lo stress accumulato e il mio editor mi consigliò di iniziare un manga a tematica zombie, che all’epoca non era diffusa in Giappone, perché gli sembrava un buon modo di incanalare la tensione distruttiva. Per me disegnare è come una terapia. Il fatto che in questo preciso momento storico gli zombie siano così popolari potrebbe dipendere dalla diffusa sensazione di terrore in cui viviamo, nel mondo succedono incidenti sempre più gravi, c’è la crisi e siamo tutti angosciati, per un motivo o per l’altro. È come se gli zombie incarnassero in modo astratto le paure di ognuno di noi.
Ha debuttato a quasi 30 anni. Che lavoro faceva, prima?
Ho lavorato per sei anni come assistente del maestro Osamu Uoto. (Un mangaka inedito in Italia. È divertente notare che nell’opera di debutto di Hanazawa, Ressentiment, il protagonista lavora presso la tipografia Uoto, che evidentemente è un dettaglio autobiografico. Ndr)
Qual è la sua giornata tipo?
Mi alzo prima di pranzo e comincio a lavorare a mezzogiorno. Di solito vado avanti fino all’una o alle due di notte, ma quando si avvicina la consegna non dormo e tiro avanti fino al mattino.
Il lavoro di mangaka è molto duro. Perché lo fa? Non preferirebbe una vita più normale?
È vero, è durissimo! Ma io credo di non saper fare nient’altro, non ho altri talenti, non saprei lavorare a contatto con le persone ad esempio. Fare il fumettista era il mio sogno fin da quando ero piccolo, ricordo che ci pensavo già alle elementari ma mi vergognavo ad ammetterlo per paura di sembrare strano. Così l’ho tenuto nascosto per un bel po’ di tempo.
I protagonisti dei suoi fumetti non sono mai personaggi simpatici o espansivi ma sempre molto problematici e introversi, quanto c’è di autobiografico?
Ovviamente un po’ mi somigliano, ma non credo che siano personaggi antipatici, cercano sempre di essere positivi e di fondo sono molto buoni.
Però non sono mai eroi. L’eroe tradizionale ha stancato? Perché piacciono così tanto gli antieroi?
Io tendo sempre a disegnare personaggi che mi assomigliano e un eroe nel vero senso della parola è un’immagine troppo fasulla della realtà. Superman ha sempre il suo fascino ma non fa per me. Non crederei a nulla di quello che disegno e anche la storia diventerebbe noiosa. Voglio disegnare personaggi credibili e gli antieroi sono sicuramente più interessanti.
Nel suo manga, gli zombie non vengono mai chiamati così ma “ZQN”. Che cosa significa e come si legge?
È una parola che ho preso dallo slang giovanile utilizzato su 2-channel (un forum online diffusissimo in Giappone. Ndr), in cui per indicare qualcosa di pericoloso o sospetto viene usato il termine DQN, ovvero l’abbreviazione della parola “dokyun” (in giapponese è l’onomatopea del cuore che sobbalza. Ndr). Io ho soltanto cambiato la D con la Z e immagino che si possa leggere “zokyun”.
A proposito di forum online, lei utilizza molto i media moderni. Nel suo fumetto ci sono spesso pagine intere che contengono conversazioni via chat, telegiornali o scambi di messaggi tramite telefoni cellulari. Come mai?
Lo sviluppo rapidissimo dei mezzi di comunicazione moderni ha incrementato molti fenomeni sociali, come ad esempio gli hikikomori (ragazzi che vivono tappati nella loro camera, interagendo con l’esterno solo tramite computer. Ndr). Oltre a questi effetti negativi ci sono sicuramente anche quelli positivi come la grande possibilità di diffondere rapidamente le notizie. Inserire questo tipo di comunicazione dà maggiore realismo all’opera e anche maggiore coralità. Un’invasione zombie riguarda un intero popolo, non solo una persona.
Quali sono i suoi manga preferiti?
Mi piace molto Tsutomu Nihei e il suo Knights of Sidonia (edito da Panini in Italia. Ndr). Leggo anche Five Star Stories, che è serializzato ormai da moltissimo tempo (In Italia esce per i tipi di Flashbook. Ndr)
Conosce o legge fumetti occidentali?
A dire il vero non conosco quasi nulla di occidentale, forse qualche francese… di cui non ricordo il nome! Qui a Lucca ho visto molti fumetti disegnati benissimo, vorrei che venissero tradotti in giapponese per poterli leggere! (Purtroppo non ricorda il nome di nessuno. Ndr)
Dalle conferenze alle quali ha partecipato apprendiamo anche che i film da cui ha tratto ispirazione sono 28 giorni dopo, REC e l’ultimo Dawn of the dead. Gli zombie di Hanazawa, come quelli presenti in questi film, corrono veloci e hanno un’evoluzione fisica realistica (ovvero: dopo il contagio il loro corpo degrada lentamente, come avverrebbe probabilmente nella realtà). La ricerca del realismo estremo si nota anche nella sua tecnica di disegno: Hanazawa crea tutti gli sfondi partendo da fotografie sviluppate, ingrandite e ricalcate a mano. Un metodo che può sfatare il mito del disegnatore geniale e infallibile ma che in effetti è utilizzato da molti autori giapponesi. I am a hero continuerà ancora a lungo, o almeno si spera (in Giappone è uscito da poco il 13° volumetto), e il suo creatore non ha ancora un’idea ben chiara di che cosa avverrà nel finale. Per adesso sa solo come evolveranno le cose, ma potrebbe sempre decidere di cambiare o aggiungere qualcosa in corsa. Vedremo.
Intanto, una piccola chicca: il breve filmato dell’incontro tra Kengo Hanazawa e Zerocalcare.