di Andrea Alberghini
Non è possibile parlare del graphic novel Architetture resistenti, pubblicato da BeccoGiallo, senza prendere in considerazione la peculiare realtà dello studio di architettura e comunicazione TAMassociati di Venezia, di cui fanno parte gli autori del fumetto, l’architetto Raul Pantaleo e la grafica Marta Gerardi.
Nel variegato panorama degli studi professionali, TAMassociati si caratterizza per un approccio aperto e partecipato al progetto, con una particolare sensibilità verso la componente sociale dell’ormai noto (agli architetti) e spesso banalizzato “triangolo della sostenibilità”. Tanto che la mission dello studio è sintetizzata dalla frase “Taking care” (prendersi cura) la cui eco riverbera nel sottotitolo del volume, che recita: Per una bellezza civile e democratica.
Avvalendosi della consulenza di Luca Molinari, storico e critico dell’architettura, i due autori raccontano le ricerche della giovane giornalista d’inchiesta Beni Ponti, impegnata in un reportage sull’architettura italiana assistita dall’amico architetto Zò e dal professor Luca Donato, alter ego dello stesso Molinari. In coerenza con l’obiettivo – dichiarato fin dalle prime pagine – di individuare alcune opere di architettura contemporanea particolarmente significative non per la loro spettacolarità ma per l’elevato valore simbolico e sociale, la protagonista si sposta attraverso il Paese utilizzando i mezzi pubblici e una bicicletta pieghevole (di design).
Il tema del viaggio, già centrale nel precedente Destinazione Freetown, è il filo conduttore di un itinerario che, partito non a caso dal mirabile segno territoriale tracciato da Pietro Porcinai nel parco archeologico di Selinunte – vero e proprio bastione paesaggistico contro l’avanzare della speculazione edilizia – “termina”, accompagnato dalle famose parole di Peppino Impastato sull’educazione alla bellezza, con il Parco lineare di Marco Navarra, un percorso naturalistico nel cuore della Sicilia con il quale gli autori indicano metaforicamente la strada felice (e possibile) per un futuro migliore.
Le “architetture resistenti” del titolo sono dunque quelle architetture eccellenti, ma non per questo necessariamente eclatanti, che svolgono un ruolo civile nella consapevolezza della responsabilità sociale che la costruzione di ogni edificio porta con sé. Dell’elenco stilato dal professor Donato, Beni e Zò illustrano ai lettori una decina di esempi, tra cui gli Stabilimenti Olivetti di Pozzuoli opera di Luigi Cosenza (con progetto del verde affidato a Porcinai) e il Civico Museo della Risiera di San Sabba a Trieste, monumento straordinario e veramente poco conosciuto di Romano Boico, in cui l’architettura scompare e lascia doverosamente spazio al silenzio.
I disegni stilizzati di Marta Gerardi si fondono in maniera efficace con limitati inserti fotografici poste rizzati, e sfruttano a fini estetico-narrativi-programmatici poche tonalità, piatte, di un verde dall’evidente valore simbolico. Solo nel passaggio dedicato all’Auditorium del Parco di Renzo Piano, a L’Aquila, questo rigore interno cede il posto a inserti colorati: un’idea funzionale a illustrare un’opera che proprio dell’uso del colore – soprattutto nel rivestimento ligneo delle facciate – fa implicitamente un manifesto per il ‘riscatto’ attraverso la Cultura della città distrutta dal terremoto. L’impostazione della tavola, libera e varia, si avvicina spesso all’infografica, palesando da un lato il campo di provenienza della disegnatrice, dall’altro l’impianto didascalico – in senso prevalentemente positivo – del volume, che si legge con piacere e si rivela oltretutto un utile, quanto mai opportuno ripasso per gli addetti ai lavori.
Architetture resistenti. Per una bellezza civile e democratica
Di Raul Pantaleo, Marta Gerardi, Luca Molinari
BeccoGiallo, 2013
128 pagine, € 16,00